26/06/13

Come salvarsi dal tracollo finale? Spostando i propri risparmi fuori dall'Italia e rimanendoci facendo al meglio il nostro minimo!

 http://www.investireoggi.it/finanza-borsa/files/2012/07/euro-crisi.jpg

Alcuni titoli di oggi, apparsi su alcuni siti e blog di informazione indipendenti, cioè che non sono al soldo delle solite famiglie italiane mercenarie, che controllano il petrolio, il mattone, l'informazione e le le dirigenze dei partiti, cioè associazioni private che vivono accapparrandosi in maniera legale ed illegale soldi pubblici e consensi di ancora troppi italioti.

Dal sito Wall Street Italia:

Si tratta di titoli che la dicono lunga sul destino prossimo venturo che attende il paese Italia e tutti coloro che, volenti o nolenti, saranno costretti a rimanervi.
Anche se solitamente preferisco scrivere articoli sui generis di mio pugno, oggi ho "cozzato" contro due articoli che mi hanno colpito particolarmente, e i cui contenuti condivido pienamente.
Li ripropongo a tutti i lettori del blog, nella speranza che a qualcuno possano essere utili per prendere le dovute precauzioni.

Il primo, breve articolo, l'ho ripreso dal sito MERCATO LIBERO, curato da Paolo Barrai, ottimo ed eclettico trader ed analista finanziario INDIPENDENTE!

Il secondo articolo che vi propongo, lo considero un articolo illuminante, e l'ho ripreso dal sito Rischio Calcolato, curato dal bravo Paolo Rebuffo, Funny King per i blogger della rete.

Buona e costruttiva lettura.

FINE POSSIBILE DELL'EURO? LETTA LEGGE MERCATO LIBERO E NE PARLA APERTAMENTE. 

(di Paolo Barrai)  http://i3.ytimg.com/vi/jGKqbbuF0Xo/maxresdefault.jpg

La crisi "non è ancora finita", mentre restano ancora "ombre" sulla tenuta dell'euro. Lo dice in modo chiaro il premier Enrico Letta, intervenendo alla Camera in vista del Consiglio Ue di giovedì e venerdì prossimo. Il presidente del Consiglio ha parlato di "un'Europa che non riesce a riprendere velocità, su cui le ombre sulla tenuta della moneta unica non sono ancora state fugate del tutto: sono bastate negli ultimi giorni le notizie arrivate dal Kalshrue, sede della Corte Costituzionale tedesca, e da Atene con la decisione del governo greco di chiudere la tv pubblica, per dare il segno che la crisi non è ancora finita e riportare immediatamente la tensione sui mercati, facendo risalire i tassi di interesse sul nostro debito e su quello degli altri paesi europei".
ORA DITEMI...COME SI FA A MANTENERE TITOLI E RISPARMI IN UNA BANCA ITALIANA SE ANCHE IL PRIMO MINISTRO METTE IN GUARDIA DALLA POSSIBILE FINE DELL'EURO.  CREDO CHE SOLO UNO STOLTO LASCI I SUOI RISPARMI IN UNA BANCA ITALIANA.....VISTO CHE A DARE L'ALLARME E' IL RAPPRESENTANTE DELLA COALIZIONE CHE LUI HA VOTATO..
E SE AVESSE VOTATO GRILLO...BEH...ANCHE LUI HA LA CASA E DEI RISPARMI IN SVIZZERA....QUINDI CHI NON SEGUE QUELLO CHE FANNO I LEADER...E' PROPRIO UN ITALIOTA ALL'ENNESIMA POTENZA...
ANCHE BERLUSCONI HA GRAN PARTE DEL SUO PATRIMONIO FUORI DALL'ITALIA.
MANCHI SOLO TU....



di Funny King, 25 giugno 2013
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In Italia non ci sarà violenza fisica, le piazze urlanti di Brasile, Turchia, Egitto è cosa per paesi giovani, con un età media intorno ai 30 anni. Al massimo nel nostro paese potremmo assistere ad episodi di disperazione, follia o di segnali da parte della criminalità organizzata.

Ma niente di veramente serio, eversivo e pericoloso per l’incolumità fisica della nostra classe dirigente.

Neppure ci saranno oceanici e paralizzanti scioperi generali, la stragrande maggioranza dei lavoratori tiene letteralmente famiglia, e non ha più la sicurezza del posto di lavoro. Troppo difficile e costoso perdere preziose giornate di stipendio con il rischio di vedere la propria fabbrica o il proprio ufficio chiudere e spostarsi da qualche parte nel mondo.

Non ci sono ancora le condizioni per stravolgimenti politici attraverso le elezioni. L’informazione è saldamente in mano alle due principali famiglie politiche e il danno enorme provocato dalle speranze di cambiamento tradite dal Movimento 5 Stelle con un infinita teoria di inutili, sterili e stupide beghe interne ci lasciano come primo partito l’astensionismo. Di fatto a votare va in maggioranza quella parte di Italia ché ha un interesse specifico e personale a far vincere questa o quell’altra forza politica. E’ vero che rimane aperta una enorme prateria politica, ma ad oggi non esiste o non si è ancora palesato un soggetto che possa attirare abbastanza consenso da cambiare il sistema.

Cosa rimane per esprime rabbia e protesta e insieme per sopravvivere e badare al bene delle nostre famiglie?

Chi ne ha avuta la possibilità e il talento è andato via dall’Italia o sta pensando di farlo, le migliori aziende italiane non legate al territorio delocalizzano. Il caso più clamoroso è quello di Indesit, azienda che “ancora fa profitti in Italia” (ma la Camusso si rende conto delle stupidaggini che dice?) come se una società debba aspettare il dissesto o la crisi per decidere di levare le tende da questo inferno di tasse, burocrazia e di giustizia fallita. I giovani più istruiti, incoraggiati e sovvenzionati per quanto possibile dalla propria famiglia vanno a creare ricchezza per altri paesi, e non torneranno a meno che non convenga loro e non allo Stato Italiano.

Ma ci sono migliaia di Italiani e di Aziende Italiane che per molteplici motivi, familiari, di legame con il territorio, di mancanza della preparazione necessaria o per semplici questione anagrafiche non possono o non hanno la forza per andarsene.

Cosa resta per protestare e portare questo Stato Italiano al collasso?

Fare al meglio del nostro Minimo.

In Italia oggi non è il tempo per fare soldi, è il tempo di sopravvivere e preparasi alla bancarotta del paese. Ogni attività economica ha un rapporto fra rischio e rendimento atteso. In Italia in più abbiamo una pressione fiscale così asfissiante che lavorare di più, produrre di più e assumersi maggiori rischi rende come minimo temerario la ricerca del reddito.

Pensate ad un dentista che lavora 5 o addirittura sei giorni la settimana: si assume il rischio che il gran numero di clienti non lo paghi, e deve pagare al fisco una quantità di tasse enormi peraltro spesso commisurate a quanto fatturato e non a quanto effettivamente incassato. Forse potrebbe lavorare 3 o 2 giorni la settimana, selezionare solo i clienti che pagano e evitare di trovarsi indebitato e in difficoltà solo per avere cercato di produrre di più.

L’idea di lavorare a testa bassa per accumulare un bel patrimonio per il futuro, in un paese in piena repressione fiscale non funziona, è un idea sbagliata pericolosa e che porta alla rovina.

Oggi è giusto fare al meglio il nostro minimo, ridurre le attività al punto ottimale allo scopo di farla sopravvivere. L’obbiettivo deve essere la conservazione della professionalità e degli strumenti del mestiere.

Per paradosso proprio ora il tempo libero non è mai costato così poco e il rischio di impresa non è mai stato così alto in Italia.

E contemporaneamente è rivoluzionario.

Lo Stato può confiscare il nostro patrimonio, può toglierci le libertà ma non può costringerci a fare del nostro meglio per produrre ricchezza.

Fare al meglio del nostro minimo significa sopravvivere e contemporaneamente condannare questo Stato alla morte per fame, portare l’Italia al cambiamento per mancanza di mezzi, per mancanza delle tasse su un reddito che non viene più prodotto e per i minori consumi.

Fare al meglio del nostro minimo significa pianificare il proprio lavoro e la vita della propria famiglia dando maggiore valore e qualità al tempo al di fuori della produzione del reddito.

Non è facile ma è possibile, si può passare un periodo della vita in un parziale ritiro volontario che implica anche a dure rinunce se si ha un obbiettivo adeguato.

Sopravvivere e fare una piccola, silenziosa, micidiale rivoluzione, non è un obbiettivo da poco.

(articolo tratto dal sito Rischio Calcolato)

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